Normative sulle radiazioni
elettromagnetiche indotte
da una stazione radio base GSM
La realizzazione di una rete radiomobile, sia essa GSM, Etacs oppure DCS, richiede l'installazione di un gran numero di stazioni radio base (BTS), alcune migliaia. E' inevitabile che la determinazione dei livelli di campo elettromagnetico prodotti nell'intorno di quest'ultime e il loro contenimento siano di fondamentale importanza nella progettazione della rete stessa.
Nel 1988 lIRPA (International Radiation Protection Association) fu il primo organo internazionale che emanò delle indicazioni sugli standard di sicurezza, che furono poi recepite dalle norme protezionistiche emanate in diversi Paesi.
Nel 1992 la commissione dell'ANSI/IEEE sui pericoli delle radiazioni non-ionizzanti produsse la normativa ANSI/IEEE C95.1-1992: Standard per i livelli di sicurezza nel rispetto dell'esposizione umana ai campi elettromagnetici da radio frequenza (Standard for safety levels with respect to human exposure to radio frequency electromagnetic fields, 3 kHz to 400 GHz).
Nel 1996 la FCC (Federal Communications Commission) di Washington stabilì le linee base per valutare gli effetti delle radiazioni elettromagnetiche (FCC 96-326).
In Italia, nel 1982 fu emanata una Circolare del Ministero della Sanità; successivamente fu redatta una proposta di Decreto della Presidenza del Consiglio che, nonostante sia stata rivista ed aggiornata numerose volte negli anni successivi, non è stata mai tradotta in norma.
In assenza di una normativa nazionale, alcune Regioni hanno emanato leggi regionali a riguardo: Abruzzo, Lazio, Molise, Piemonte e Veneto.
Gli operatori italiani TIM e Omnitel hanno sviluppato le loro reti radiomobili seguendo le normative IRPA 1988 e ANSI/IEEE 1992, e secondo le varie norme regionali. Come livello limite di esposizione per la protezione sanitaria nella banda 900 MHz è stato fissato un valore di campo elettrico pari a 20 V/m.
Le stazioni radio base sono installate in posizione sempre rialzata dal terreno, almeno 12 metri, le antenne sono posizionate in modo da irradiare il segnale a distanza, limitando il più possibile l'emissione di radiazioni elettromagnetiche nelle aree circostanti accessibili alla popolazione.
Attraverso una complicata modellizzazione matematica è possibile calcolare il 'volume di rispetto' per ogni configurazione possibile di stazione radio base, sia che utilizzi antenne omnidirezionali che direttive. E' così possibile valutare con precisione le distanze di protezione sanitaria, cioè il volume attorno alla stazione che deve essere interdetto alla popolazione. Al di fuori di detto volume il campo elettrico è sicuramente entro i limiti stabiliti di 20 V/m.
Possiamo schematizzare quanto segue:
- Le antenne convogliano tutta la loro potenza in un ristretto range angolare verticale, quindi anche posizionandosi proprio sotto la stazione radio, basta mantenersi ad almeno 1.6 m dalle antenne per uscire dal volume di rispetto.
- La distanza di rispetto frontale per le antenne omnidirezionali é di circa 5 m, oltre tale distanza i limiti sono rispettati.
- La distanza di rispetto frontale per le antenne direzionali è variabile in base al grado di apertura del cono d'illuminazione, comunque non supera mai i 10 m.
Va osservato che proprio per esigenze tecniche le stazioni radio base sono collocate su posizioni rialzate, tralicci o pali autoportanti, come tetti di edifici. Il volume di rispetto risulta quindi, il più delle volte, proprio inaccessibile fisicamente alla popolazione.
In conclusione, la ridotta potenza emessa dalle stazioni radio base (circa 50 watt) e i particolari siti scelti per l'installazione che garantiscono il rispetto delle distanze di protezione, assicurano la loro non pericolosità per la popolazione, quantomeno alla luce degli studi finora compiuti.